Mentre noi siamo diventati più di 10.000 ristoratori e operatori del settore ristorazione sul nostro gruppo Facebook, sul ridiamo, scherziamo e prendiamo bonariamente in giro i pizzaioli d’asporto italiani, i grandi colossi americani si preparano a farci il culo a stelle e strisce sfruttando quella che è la nostra specialità riconosciuta in tutto il mondo: la pizza.
Prendiamo Domino’s per esempio.
Domino’s, che è un’aziendina da quasi 2 miliardi di dollari di fatturato, dall’apertura del primo punto vendita Milanese nel 2016, è messa così:
- Ne ha aperti più di VENTI in totale;
- E’ alle porte un laboratorio di produzione centralizzato;
- La sede italiana conta 80 dipendenti, che presto diventeranno 150;
- Cinque ragazzi italiani sono a Miami a fare formazione per gestire i prossimi locali milanesi.
- Conta di scalare l’attività fino ad arrivare ad avere 800 punti vendita in Italia (non ce la farà, ma auguriamo loro buon lavoro comunque!)
Ma prendiamo anche Pizza Hut, che sta implementando l’ordine via chat collegato ad un bot autorispondente.
E che dire di Foodora, Deliveroo o Justeat, che stanno saturando il mercato del food delivery rendendo facilmente fruibile e accessibile il servizio di consegna a domicilio di qualsiasi ristorante italiano, anche se non strutturato per farlo?
Insomma, è in atto una vera e propria rivoluzione che riguarda il Food Delivery, e la pizza ne è una protagonista assoluta.
E i pizzaioli italiani?
Beh, mentre il mondo ci sorpassa, i pizzaioli d’asporto italiani fanno le file agli scatolifici per accaparrarsi prima di tutti i cartoni fallati a 5 cent in meno al pezzo.
Storia vera, tra l’altro.
(Sì, ci sono pure quelli bravi e preparati. Fortunatamente! Ma sono rari come l’intelligenza!)
Per farla breve, io trovo che i pianeti siano allineati.
O la categoria del food delivery in Italia si evolve, e lo fa ADESSO, o verrà spazzata via senza nemmeno accorgersene.
Ecco perché ho deciso di scrivere questo articolo. Perché non ho intenzione di stare a guardare mentre ci rubano anche la pizza 🙂
Parliamo quindi di come si apre una pizzeria d’asporto di successo.
Precisazione doverosa prima che piovano commenti indignati da ogni dove: io parlo dal punto di vista delle vendite e del marketing, e NON della gestione del punto vendita, che non mi compete. Quindi, se mancheranno elementi riguardante la gestione, è proprio perchè ho voluto che fosse così.
L’ABC della Pizza Delivery. Cosa cercano i clienti quando ordinano una pizza a domicilio?
Se dovessi elencare la cosa più importante che ho imparato da Alessandro Sportelli e Manuel Faè e dal loro splendido libro Il Succo del Web Marketing (che ti consiglio) è che ciò che conta non è quello che pensiamo noi, ma ciò che conta è il processo di acquisto dei nostri clienti.
Cioè come e dove acquistano. Una volta capito questo, sarà sufficiente posizionare il nostro brand laddove questi ricercando la categoria ad esso associata, e il gioco sarà praticamente fatto.
Ma, poiché non mi piace parlare tecnichese e poiché per ulteriori approfondimenti ti invito a leggere il libro di cui sopra, se si deve parlare di rivoluzionare il settore della pizza delivery, dobbiamo parlare di come e dove gli italiani scelgono la pizzeria che consegnerà loro la pizza.
Quindi, poiché il protagonista di questo blog sono io, mi prenderò ad esempio per darti qualche spunto su cui riflettere.
Dunque, quando ordino una pizza d’asporto (e accade spesso) ho queste esigenze:
- Ho fretta.
- Non ho né intenzione né voglia di uscire di casa.
- Voglio stare al telefono il più breve tempo possibile per continuare a dedicarmi a quello che stavo facendo.
- Sono consapevole che non mangerò un prodotto al TOP ma reputo le tre condizioni di cui sopra più importanti di questo aspetto.
E, dal me affamato-in-cerca-di-una-pizzeria al me-soddisfatto-oppure-no passano quattro step (segnateli mentalmente perché poi ci torniamo sopra):
I quattro step che il tuo cliente segue per scegliere e consumare la sua pizza a domicilio.
Sono questi:
- Scelta, dove scelgo la pizzeria d’asporto;
- Ordine, dove effettuo l’ordine;
- Delivery e acquisto, dove aspetto la consegna ed effettuo il pagamento;
- Consumo, dove consumo la pizza.
Una volta capito ciò, il tuo UNICO compito sarà quello di migliorare l’esperienza del tuo cliente in ognuna di queste fasi. Basterà ingegnarsi un poco, accendere la testolina e pensare come se fossi il tuo cliente.
In ogni fase, domandati: “Come potrei fare per migliorare, semplificare, velocizzare o rendere memorabile l’esperienza del cliente in questa fase?”
Per approfondirle una ad una, ti racconto una storiella che racconta cosa mi succede nel 90% delle volte in cui decido di ordinare una pizza a domicilio.
1. Scelta.
Come scelgo una pizzeria d’asporto? Molto semplicemente, effettuo una ricerca e scelgo quella che reputo migliore.
Questa ricerca posso farla online, navigando su Google, Tripadvisor o qualche social network.
Oppure offline, sfogliando i vari depliant / menù / listini — breve parentesi: sono tutti orribili, fate qualcosa a riguardo! — che le pizzerie d’asporto mi consegnano come materiale pubblicitario, oppure chiedendo consiglio ad un amico, o ricordandomi di quella pizzeria alla quale sono passato davanti per puro caso e che mi aveva incuriosito.
In questa fase regna il caos più totale. Perché non esiste UNA realtà in Italia che faccia un marketing quantomeno decente.
L’unica forma di marketing realizzata da queste pizzerie è stampare le brochure-menù e spammarle nelle cassette delle lettere di chiunque abiti nelle vicinanze. Ma solo dopo l’inaugurazione. Poi si aspetta che i clienti ci cadano dentro alla pizzeria per grazia divina, che si sa, il marketing è per le grandi aziende e per chi non sa lavorare.
Giusto? Sbagliato, ma questa è la realtà con la quale abbiamo a che fare.
Il risultato è che la pizzeria d’asporto si sceglie praticamente a caso. Oppure dopo averle provate tutte e aver stabilito quale sia la migliore tra le peggiori.
2. Ordine.
Stabilito quale sia la pizzeria migliore per me, decido di effettuare l’ordine.
Normalmente compongo il numero e semplicemente… telefono. Certo, sarei felicissimo di ordinare e pagare direttamente online, magari utilizzando Plateform, la nostra piattaforma, ma la maggior parte dei tuoi colleghi non me lo permette. Tra qualche anno sarà la norma, e io ne sarò felicissimo. Ma per ora, mi tocca utilizzare il telefono.
Non sono un grande utilizzatore di chat (anche perché sono davvero pochi gli illuminati in Italia che accettano ordini via chat) e benché meno degli ordini tramite sito web (che una pizzeria d’asporto abbia un ecommerce è una ipotesi così rara e lontana che la tralascerei a favore di altre più realistiche).
Cerco di non utilizzare aggregatori come Justeat o simili, non sono un grande utilizzatore. Tuttavia, sono sistemi da tenere monitorati, perché sembra che al pubblico piacciano. Ti consiglio di esserne quanto più indipendente possibile (non è bello svendere il proprio lavoro) ma comunque, tienili monitorati.
Ogni volta che telefono, e parlo per esperienza vissuta, accade questo.
Compongo il numero e…
—
Tuuuu. Tuuuu. Tuuuu.
Pronto?
— Sì, salve, volevo ordinare due pizze da portare a domicilio.
In via?
— In via speroveniatespazzativiadalventodelcambiamento.
In viasperoveniatespazzativiadalventodelintrattenimento?
— No, no, viadelcambiamento.
Ok, numero?
— 69.
79?
— No, sessantanove. Sei. Nove.
Sìsì quello l’ho capito, dicevo numero di telefono.
— 3343432422.
Ok, cosa portiamo?
— Vorrei una bufala con rucola e una margherita.
Scusi un secondo che chiedMARIAAAAAAAA CE L’ABBIAMO LA RUCOLA?
*voce fuori campo*
Eeeeeeehh??? La provola???
NOOO, RUCOLAAAA
*voce fuori campo*
Eugeniooooooo guardaci tuuuuuu non riesco adessoooooo
Un secondo che controllo sà, siamo solo io e mia moglie, la crisi, i rettiliani, i politici che rubbeno si fa quel che può.
— Cos
—
Questa scenetta, che si ripete con ciclicità quasi drammatica, non è poi così distante dalla realtà.
E quando mi trovo di fronte ad un servizio di questo genere, so già che quella pizzeria avrà i giorni contati quando il gioco si farà più duro.
3. Delivery e acquisto.
A questo punto, successivamente all’ordine telefonico, lo stesso ordine viene messo in coda e le pizze vengono prodotte, poi inscatolate ed infine consegnate ai mezzi predisposti per la consegna.
La consegna…
Qui inizia il delirio.
Infatti, mentre nel resto del mondo si parla di DRONI porta-pizze, come questo video e tanti altri testimoniano… In Italia facciamo gara a chi compie più errori in fase di delivery.
Hai presente quando ti arriva l’omino delle pizze davanti a casa e suona il campanello?
Lo scenario ideale vorrebbe una transazione semplice e veloce per far tutti felici e contenti.
E invece no.
Perché, ad esempio, nessuno ha mai pensato ad un sistema di pagamento anticipato, magari da casa, PRIMA che l’omino delle pizze te le porti. E nessuno ha mai pensato ad arrivare sotto casa con il resto contato. Troppo complesso evidentemente.
No. Le pizze si pagano in contanti davanti a casa. Perché sì.
Vuoi pagare diversamente? No.
Perché? Perché no.
Dicevo, eravamo davanti a casa con io che stavo per pagare l’omino.
E qui c’è il primo problema: perché passano sempre quei minuti preziosissimi dove nessuno dei due sa dove appoggiare rispettivamente le pizze, le birre e i soldi.
Infatti ci sono io con 50€ in mano e l’omino mi guarda come per dire «No, non mi dire che non ce li hai contati» e io che lo guardo come se avesse in testa un cappello buffo come a dire «Scusa ma da quale pianeta vieni? Non potevi prevedere che ti avrei pagato usando tagli da 10, 20 o 50 euro e prepararti il resto mannaggiailcalendario?» e intanto le pizze si ghiacciano e siamo tutti e due incazzati come pantere.
Ma va bene, proseguiamo. Perché è qui che il delirio diventa incubo.
4. Consumo.
Infatti, mentre mi è già passata la fame e faccio le scale quattro gradini alla volta per preservare gli ultimi gradi centigradi che separano la pizza dalla condizione “Mangiabile” a quella “Gomma di autocarro” entro in casa, apro il cartone e BAM.
Il condimento della pizza si è STAMPATO sul coperchio del cartone.
Il mix di temperatura e umidità ha fatto flettere il coperchio del cartone sulla pizza che si è incollato sulla pizza stessa, rendendola immangiabile.
A questo punto ho due possibilità:
- Perdo tempo prezioso chiamando in pizzeria, cercando di mantenere la calma e chiedendo che mestiere pensano di fare e se secondo loro è normale che debba mangiare la loro pizza staccandola minuziosamente dal coperchio del cartone;
- Oppure mi attacco al carro e tiro fortissimo, facendo finta di niente e facendomi un’insalata, depennando per sempre quella pizzeria d’asporto dalla lista di «fornitori», passami il termine.
Questa è la normalità, ma… non è normale.
Sebbene questa situazione rappresenti la normalità, NON è normale.
Se questa è la media delle pizzerie d’asporto italiane — e lo è — è chiaro che i clienti passeranno sempre in quantità maggiore a Domino’s e compagnia cantante.
E’ chiaro che se al servizio standard, alla standardizzazione del prodotto e alla professionalità di Domino’s e affini rispondiamo con un servizio casuale, con un prodotto la cui qualità varia al variare dell’umore del pizzaiolo e alla professionalità di nostra moglie le persone acquisteranno da Domino’s.
E’ chiaro e cristallino che sia così.
E io non voglio che sia così. Perché perdiamo l’ennesima opportunità che non possiamo permetterci di perdere.
In Italia va tutto a rotoli, questo è sotto gli occhi di tutti. Ma almeno la pizza, cribbio, quella la facciamo buona.
Vogliamo davvero farci rubare pure quella perché non siamo capaci di venderla?
Daicazzo.
Per questo, se sei un imprenditore a capo di una pizzeria d’asporto, ti chiedo di sorvolare sul tono canzonatorio di ciò che hai letto finora — si fa per ridere — e di portare pazienza ancora per qualche riga.
Perché ti proporrò le stesse soluzioni che propongo a centinaia di tuoi colleghi in tutta Italia, e che abbiamo visto funzionare con i nostri occhi, nel settore della Ristorazione.
Credimi, non parlo per sentito dire. Parlo di ciò che faccio e di ciò che facciamo e che ha funzionato.
E, proprio perché sono un fan sfegatato della pizza italiana, cercherò di rendere queste soluzioni quanto più adattabili alla tua situazione specifica.
Anche in questo caso, dividiamo le soluzioni per macro-aree.
1. Come diventare la pizzeria d’asporto preferita della tua zona.
Farsi trovare, preferire e infine scegliere dai clienti è una disciplina complessa e ricca di sfaccettature che prende il nome di marketing. Lo dico per mettere le mani avanti.
Infatti, se dovessi spiegarti per filo e per segno l’esatto metodo che dovresti seguire per diventare la prima scelta di tutti i tuoi potenziali clienti impiegherei una vita. E comunque non basterebbe, perché per proporti soluzioni realmente efficaci, dovrei conoscere a fondo la tua attività e la tua storia.
Pertanto, se vuoi usare la scorciatoia, parti dalle basi.
Inizia dal nostro corso DEDICATO alle migliori strategie per acquisire, stupire e fidelizzare i clienti con le consegne a domicilio e l’asporto, che si chiama DELIVERYTOP. Insieme al corso, hai anche a disposizione TRE mesi di licenza di Plateform compresa nel prezzo. Così saprai COSA fare e anche COME farlo.
Tuttavia, vorrei proporti due strategie per fare la differenza e acquisire e fidelizzare un gran numero di clienti.
La prima strategia riguarda la mia personalissima alternativa al volantinaggio estremo che ogni pizzeria d’asporto utilizza con così tanto impegno e dedizione.
Ti domando: come si pubblicizzano le pizzeria d’asporto? Esatto, spammando brochure e listini prezzi in tutte le buche delle lettere della città.
E cosa ci fai normalmente con quelle brochure e con quei listini quando sei tu a riceverle?
Quando non li cestini immediatamente, li “collezioni” insieme a tutti gli altri di tutte le altre pizzerie d’asporto, accatastandoli in un angolo della casa e dimenticandoteli fino al prossimo ordine.
Per farla breve, realizzare delle brochure e dei listini prezzi identici a tutti quelli dei tuoi concorrenti, è un errore fatale, perché i tuoi clienti finiranno con il non capire le differenze tra te e i tuoi concorrenti e finiranno con il non filarti di striscio, se non per darti un’unica chance o perché hai i prezzi più bassi degli altri.
E se ti scelgono per pietà o per il prezzo… sappiamo bene che non è il massimo, giusto?
Giusto.
Tu devi fare in modo che le tue comunicazioni pubblicitarie non solo siano lette, ma siano anche percepite come DIVERSE da quelle di tutti i tuoi concorrenti.
Io ti propongo di usare uno strumento tanto sconosciuto quanto profittevole: una Sales Letter!
Per introdurti all’argomento, una Sales Letter è una “lettera di vendita”. Cioè è una lettera nella quale presenti chi sei, cosa fai e perché sei differente da tutti i tuoi concorrenti, che ha uno scopo ben preciso: portare il cliente a compiere un’azione utile per la tua azienda.
In questo caso potresti:
- Usarla per acquisire nuovi clienti, proponendo loro un’offerta di front-end.
- Oppure la potresti utilizzare per fidelizzare quelli che già ti frequentano.
- Oppure per riattivare quelli “dormienti” che non vedi o senti da un po’.
Credimi, per battere la concorrenza devi emergere dal marasma che ti circonda. Devi fare l’esatto opposto di ciò che fanno i tuoi colleghi.
Lo puoi fare munendoti di strumenti innovativi che ti differenziano in tutte le fasi d’acquisto del tuo cliente, ma in particolar modo, il tuo messaggio deve risuonare ad un volume più alto del rumore di fondo composto dai messaggi di tutti i tuoi colleghi. E il miglior modo per imparare a farlo, è imparare a fare marketing nella maniera corretta. Che è un processo lungo, faticoso e disseminato di pericoli. Ma ti garantisco che vale la pena intraprenderlo.
Leggi qualche articolo di questo blog e capirai come farlo in maniera scientifica e misurabile.
Una seconda strategia che mi sento di consigliarti senza conoscere precisamente chi sei e cosa fai, è sicuramente quella di raccogliere recensioni e testimonianze dei tuoi clienti.
La media delle pizzerie d’asporto italiane non sono degne di stare sul mercato. Inutile girarci intorno. E’ così, e la gente lo sa.
Quindi, se tu sei meglio della media, non puoi semplicemente limitarti a dirlo.
Devi fare in modo che lo dicano gli altri.
E quale modo migliore per farlo se non iniziare a raccogliere pareri entusiasti dei tuoi clienti?
Inizia a popolare di recensioni, chiedendole espressamente ed incentivandole, la tua pagina Google My Business oppure il tuo profilo Tripadvisor.
Sono entrambi strumenti totalmente gratuiti e MOLTO utilizzati dal pubblico.
Godere di una buona reputazione là sopra aiuterà il tuo giro d’affari, credimi.
2. Come semplificare e rendere memorabile la fase di Ordine.
Ti ricordi la conversazione terrificante che sono solito sostenere quando ordino una pizza a domicilio?
Ecco, tra poco ti mostrerò la conversazione — mai avvenuta sino ad ora, purtroppo — che vorrei avere. Quella dei miei sogni.
Tu puoi realizzare il mio sogno, che è quello di decine di clienti come me in giro per tutta l’Italia. Ma per farlo dovrai utilizzare un gestionale professionale (o CRM) che tenga in memoria i numeri di telefono dei tuoi clienti.
Esatto, sì, un gestionale. Lo colleghi al telefono. Nono, non devi farlo tu. Lo fanno per te i Success Manager di Plateform, o l’omino del gestionale, tu devi solo alzare il telefono, chiamarlo e tirare fuori di tasca un paio di millini.
Diciamo cinque millini per farti dormire tranquillo.
Non ce li hai? E’ meglio se chiudi.
Perché se non hai quella somma di denaro da investire nella tua azienda, cioè quella cosa che dà sostentamento a te e alle tua famiglia, è meglio se chiudi.
Perché non avere il minimo indispensabile a migliorare in maniera esponenziale il servizio che offri al tuo cliente equivale a non avere le carte in regola per stare sul mercato.
E se non hai le carte in regola per soddisfare quantomeno decentemente i tuoi clienti, non vuoi averle o non hai intenzione di procurarti i soldi per averle, non sei un professionista, ma sei parte di quelli che rovinano il mercato e offrono un servizio inadatto a rimanerci.
Quindi è meglio se fai altro e lasci fare il tuo mestiere a chi lo sa fare. Non c’è scritto nella costituzione che devi aprirti una pizzeria.
Comunque, parlavamo di gestionali.
Queste macchine del demonio ti servono per fare una cosa tanto intelligente quanto apprezzata dalla tua clientela.
Cioè ogni volta che ti chiama un nuovo cliente, che decide di provare i tuoi servizi per la prima volta, tu dovrai avere l’accortezza di memorizzarlo e associarvi tutti i dati che ti interessano.
Nome, cognome, numero di telefono, indirizzo di casa, pizza preferita, preferenze per la bibita, quello che ti pare. Anche il nome del suo opossum. Tutto. Questo qui sotto è la schermata del CRM di Plateform che ti consentirà di modificare TUTTI i dati relativi al tuo cliente:
Puoi inserire questi dati sensibili:
- Nome e cognome;
- Numero di telefono ed email (per utilizzarlo per ricontattarlo con promozioni ed offerte)
- Data di nascita (chi ha detto promozioni relative al compleanno?)
- Se è un VIP oppure no (per poter dargli l’importanza che merita una persona importante per te!)
- I punti relativi alla fidelity, per capire la sua fedeltà nei tuoi confronti;
- Eventuali tags, cioè “etichette” (per esempio “beve champagne” oppure “pizza preferita: con bufala”)
- Ecc. ecc.
E’ un lavoro che fai UNA volta, e quel cliente sarà tuo per sempre (se la pizza è sopra al livello minimo di decenza, si intende) perché avrai l’accortezza di salutarlo cortesemente per nome quando chiamerà, e perché avrai l’accortezza di farci un pochino di marketing sopra e perché lui si sentirà benvoluto e coccolato.
Ti amerà.
Così la conversazione che farai la prossima volta che ti chiamerà un cliente già fedele suonerà così:
—
Tuuuu. Tuuuu. Tuuuu.
Buonasera signor Ferrari, qui è la pizzeria all’angolo, come posso esserle utile?
— In via speroveniatespazzativiad… scusi come ha detto?
Ho detto Buonasera signor Ferrari, qui è la pizzeria all’angolo, come posso esserle utile?
— Io… volevo ordinare una bufala con rucola e una margherita.
Ottima scelta, la portiamo sempre in viasperoveniatespazzativiadalventodelcambiamento?
— Io veramente… mi sarei appena trasferito in viaviamoallafollia.
Bellissima zona! Vuole che salvi la nuova via nel nostro gestionale? Ci aiuterà a velocizzare le prossime transazioni.
— Sì, la prego.
Benone, grazie. Vuole aggiungere uno dei nostri fritti fatti in casa? Siccome ha acquistato due pizze per lei il viene solo 5,00€ in più invece che 7,00€.
— Perchè no… Anzi, volentieri!
Meraviglioso. Le porto sempre la sua birra artigianale preferita?
— Lei è per caso… un angelo?
Manno, signor Ferrari! Siamo semplicemente una pizzeria che vuole il meglio per i nostri clienti. Le aggiungo all’ordine anche un dolce per concludere degnamente il pasto?
— Io… io… voglio sposarla!
Fantastico. Sono in totale 21€. Mezz’ora o poco più e siamo da lei. Le ricordo che, se crede, può acquistare una prepagata da 50€, 100€ o 200€ e riceverà dei bonus progressivi da spendere presso la nostra pizzeria. Oppure, se la prossima volta preferisce pagare in anticipo e velocizzare la consegna, può acquistare direttamente tramite il nostro sito web. Per ora a presto, buon appetito e buona serata!
— Vi amo!!
—
Decisamente diverso dalla situazione di prima, giusto?
E per fare tutto questo hai semplicemente bisogno di (1) un gestionale professionale, (2) degli “script” che i tuoi ragazzi possono utilizzare al telefono e (3) una buona capacità di realizzare degli upsell scientifici.
Se vuoi approfondire la tematica relativa all’Upsell Scientifico, più volte usata in questo esempio, ti consiglio di guardare questo video.
3. Due considerazioni su Delivery e Acquisto.
Per quanto questa fase non riguarda la mia specializzazione (io mi occupo di aumentare vendite e marginalità di attività legate al food, e non di gestirle!) ci tengo comunque a darti il mio parere da cliente, non da esperto, a riguardo.
La pizzeria dei miei sogni in fase di delivery e acquisto fa due semplicissime cose:
- Trasporta cibi caldi e li mantiene caldi fino ad avvenuta consegna (e qui ci torniamo sopra tra poco!)
- Effettua il pagamento in anticipo, oppure con carta di credito al momento della consegna.
Pagare in contati alla consegna, oltre ad essere ormai anacronistico, è scomodo.
E il tuo compito, come imprenditore, dovrebbe essere quello di semplificare, facilitare e rendere memorabile l’esperienza d’acquisto dei tuoi clienti.
Questo lo puoi fare implementando un sistema di pagamento anticipato, dove il cliente può acquistare direttamente da casa. In questo modo, quando l’omino delle pizze le consegnerà al domicilio, il cliente non dovrà fare altro che ritirarle e correre in casa a degustarle, evitando tutta la trafila tragicomica che ti ho descritto più sopra.
Se non sei interessato a far pagare anticipatamente, almeno fai in modo che l’addetto alle consegne sia munito di un POS per pagare con bancomat o carta di credito.
Un ultimo appunto sulla fase di consegna e acquisto riguarda l’addetto stesso.
In questo caso, l’abito fa il monaco. E’ brutto da dire, ma è così.
Non ti sto dicendo di assumere solo futuri attori hollywoodiani, ci mancherebbe, ti sto semplicemente proponendo di farli vestire in divisa con sopra i tuoi marchi aziendali. Questo aumenterà la percezione di qualità di tutto il servizio.
Ricorda che le persone fanno associazioni illogiche, e irrazionali. E ad un fattorino dismesso, vestito male o trasandato assoceranno una qualità bassa di tutta la filiera produttiva della tua pizzeria. Cerca di evitarlo.
4. Come rendere indimenticabile la tua pizza.
Premesso che il prodotto di partenza DEVE essere qualitativamente ineccepibile, oppure tutti i discorsi che seguono decadranno, e premesso che io non mi occupo di prodotto perché NON lo so fare, ho isolato tre grandi problemi relativi alla consegna a domicilio di una pizza e riconducibili al cartone stesso, che ti elenco qui sotto:
- Temperatura. Il cartone disperde la temperatura in maniera eccessiva e la pizza viene consegnata fredda o tiepida. E a chi piace una pizza fredda? Ecco.
- Umidità. Il cartone è a tenuta stagna e non traspira, o traspira troppo, creando nel primo caso un effetto “gomma” o, al contrario nel secondo caso, un effetto “biscottato”. In entrambi i casi la qualità della pizza è compromessa e l’esperienza del cliente sarà mediocre.
- Flessione. Il cartone è realizzato in carta velina o igienica a triplo velo e, grazie all’ambiente caldo e umido creato dalla pizza, flette sulla pizza stessa, stampandosi su di essa. Il risultato è un prodotto immangiabile anche dal più volenteroso dei clienti.
Per quanto riguarda il problema temperatura e umidità NON esistono dei sistemi che risolvano al 100% il problema. Alcuni ci hanno provato, ma rimangono ancora diversi interrogativi.
Oppure, se hai qualche minuto da dedicare alla ricerca, leggi questo articolo. Ti si aprirà un mondo d’opportunità.
Comunque, il fatto che non si sia ancora risolto il problema relativo alla temperatura e all’umidità significa che, oggi, una pizza consegnata a domicilio NON potrà MAI essere buona quanto la stessa pizza appena sfornata e consumata in loco.
Questo i tuoi clienti dovrebbero saperlo, anticipatamente. Ti riconosceranno la sincerità. E soprattutto ti paragoneranno con quelli che si pubblicizzano con slogan del tipo “come appena sfornata”, che suonano molto come pubblicità ingannevole 🙂
Questo, di fatto, rappresenta una opportunità. Perché se nessuno ha ancora risolto questo genere di problema, potresti risolverlo tu. Non definitivamente, ma meglio di come lo risolvono le soluzioni proposte in commercio oggi.
Contatta uno scatolificio che realizzi soluzioni di questo genere e realizzate un pack insieme a loro che risolva questo problema. Siamo andati sulla luna, vuoi dire che non esista una soluzione per trasportare una pizza per 20 minuti in condizioni quantomeno decenti? Io, francamente, non ci credo.
Il realizzare un pack di questo tipo, oltre a darti un vantaggio competitivo non indifferente, ti potrebbe aprire anche una splendida opportunità di business secondaria. Potresti infatti VENDERE questo pack a chiunque.
Invece per quanto riguarda il problema flessione del coperchio del cartone della pizza, la soluzione è già disponibile.
Non solo è già disponibile, ma costa pochissimo ed è facilmente reperibile ovunque.
Si chiama Pizza Tripod. Ed è quel coso in foto al centro della pizza.
Dei treppiedi di plastica totalmente igienici e sicuri, che prevengono il contatto tra coperchio del cartone e pizza, salvando di fatto la situazione.
Certo, basterebbe acquistare dei cartoni più resistenti, ma se non hai voglia di farlo, i treppiedi diventeranno i migliori amici dei tuoi clienti.
Un’ultima considerazione.
Caro pizzaiolo d’asporto, aldilà del fatto che il solo leggere questo articolo ti posiziona ad anni luce di distanza dal tuo collega medio, hai un’altra fortuna incredibile nel fare il mestiere che fai, e che ogni marketer dell’universo ti invidia.
E questa fortuna è la possibiltià di entrare in casa dei tuoi clienti con il tuo prodotto.
Per tutto il resto del mondo, entrare in casa delle persone godendo della loro fiducia è quanto di più difficile esista.
Ma non solo. Perché i tuoi clienti sono FELICI che questo accada, e non vedono l’ora di lasciarlo entrare. I nostri clienti invece sono del tutto diffidenti nei nostri confronti 🙂 I tuoi no, perché ti hanno consapevolmente scelto in mezzo a tanti.
Questo rappresenta un valore inestimabile per la tua azienda. Infatti, se avessi l’arguzia di aggiungere del materiale di marketing al tuo prodotto, avresti vinto. Lo dico per davvero.
Ma soprattutto, e qui vengo all’ultima ma più importante considerazione di questo articolo, se entrassi nell’ottica di immaginare ogni vendita che compi come un pretesto per vendere la successiva, avresti fatto il botto.
Ogni vendita deve essere un pretesto per fidelizzare il cliente.
Per proporgli altro. Per educarlo a preferirti rispetto ai tuoi concorrenti.
Se inizi a ragionare in quest’ottica, potresti trasformare il cartone della pizza in un potente strumento di marketing. Un cartone “parlante”, che dice tutto ciò che vorresti dire al tuo cliente se lo avessi seduto di fronte, attento e preparato ad ascoltarti. Un cartone brandizzato, unico e univoco per la tua pizzeria, per la tua azienda, per il tuo brand.
Sì ok, costa di più di quelli della Metro, ma vuoi mettere l’effetto WOW che strapperai al tuo cliente?
Se inizi a ragionare in quest’ottica, inizieresti ad allegare alla pizza e alle bibite un’altra sales letter dove incentivi il secondo acquisto. E poi il terzo. E il quarto, fino all’infinito.
Se inizi a ragionare in quest’ottica, inizieresti ad aggiungere al tuo prodotto una tessera fedeltà. E poi una brochure / listino — realizzati secondo i criteri del menu engineering — con tutto ciò che il cliente potrebbe volere sapere della tua attività. E finiresti per pensare ad una prepagata di 50, 100 o 200€ da spendere presso la tua pizzeria con bonus crescenti.
Insomma, se inizi a ragionare in quest’ottica, e convinciamo quanti più pizzaioli possibili a fare lo stesso, Domino’s e i vari colossi americani… ce li mangiamo. E saremo noi a spazzare via loro, senza che nemmeno se ne rendano conto.
Bene, siamo arrivati alla fine. Se vuoi approfondire queste tematiche, il videocorso DELIVERYTOP è il punto dal quale partire. Altrimenti…
Buon lavoro. Noi, ci siamo.
(c) Lorenzo Ferrari
CEO & Responsabile Marketing
RistoratoreTop
P.S.
Piaciuto l’artcolo e vorresti leggerne altri? Iscriviti alla Newsletter o al nostro gruppo su Facebook. Appena pronti i prossimi, li riceverai in anteprima.
46 risposte
Articolo illuminante, non faccio o vendo pizze ma studio marketing. Posso solo complimentarmi per l’analisi fatta, scorre che è un piacere e mette in luce i motivi per cui l’Italia rimane così indietro in numerosi settori. Hai appena guadagnato un lettore
Grazie mille, cercherò di non disattendere le aspettative.
A presto!
Io aprirò una pizzeria d’asporto proprio così leggere quanto hai scritto ha dato molta forza alle idee che già ho, voglio differenziarmi da domino’s grazie all uso del forno a legna ma sarà una dura impresa superare il loro servizio.
Grazie
Per curiosità.. il prezzo di domino’s è maggiore rispetto la media delle pizzerie? Tipo nella mia zona la margherita costa tre euro e la consegna è gratuita
Luca, in bocca al lupo per l’apertura della nuova pizzeria.
In ogni caso, tre euro per una margherita è un suicidio commerciale. Tu non riesci ad usare materie prime di qualità vendendo margherite a tre euro, anche se pensi di riuscirci.
Fidati, è un suicidio.
Tanto per darti un paragone, Domino’s vende margherite a 5,95€, e comunque tenta di upsellare qualsiasi cosa per concludere l’ordine.
Dalla doppia mozzarella, alle bibite, fino agli snack e ai dessert.
Controlla tu se dico il falso direttamente dal loro sito web (a proposito, hanno un ecommerce, a differenza del resto delle pizzerie italiane)
A presto e buon lavoro.
Allora aprire nella mia zona dove i prezzi sono quelli e la consegna è gratuita non ha senso?
Ciao Luca, non posso rispondere alla tua domanda. Non conoscendo NULLA di ciò di cui stai parlando, non avrebbe senso darti la mia opinione.
A presto!
Scusami se non mi sono spiegato bene, ma intendevo dire che aprire una pizzeria d’asporto in un paese di 30000 abitanti dove la margherita costa tre euro e la consegna è addirittura gratuita, non ha senso? O questi business sono redditizzi solo nelle grandi città?
complimenti Lorenzo,
bellissimo articolo.
Grazie Dario, lieto ti sia piaciuto.
A presto!
Mi hai fatto venire voglia di aprire una pizzeria solo per mettere in pratica i tuoi consigli. Gran bell’articolo.
Ciao Giuseppe! Non è tutto oro ciò che luccica, ci sono anche tanti lati negativi che molti amici pizzaioli potranno sicuramente mettere in luce, ma…
…C’è davvero spazio per pizzaioli seri e preparati che abbiano voglia di dedicarsi con lo stesso impegno che dedicano al prodotto anche al marketing e alla gestione del punto vendita.
Per cui, hai la mia benedizione.
A presto!
Ciao,
mi complimento anch’io per l’articolo. Spettacolare!
Mi potresti elencare qualche lato negativo?
Ciao Floriano, grazie per l’apprezzamento. In che senso lato negativo? Puoi spiegarti meglio?
A presto!
Nel commento di prima (del 27 luglio 2016 alle 12:55) hai scritto “Non è tutto oro ciò che luccica, ci sono anche tanti lati negativi che molti amici pizzaioli potranno sicuramente mettere in luce”.
Quali sono questi lati negativi?
p.s.: dovresti aggiungere un plugin per notificare le risposte ai commenti. Ho letto la tua risposta solo oggi per pura casualità.
Sono un ragazzo di 22 innamorato dell’imprenditoria e del marketing.
Ti prendo come primo casello della mia Fastlane.
Merci
Ciao Federico, grazie per la fiducia e per l’intraprendenza.
A presto!
Questo articolo è TOP!
Grazia Mariantonietta! A presto!
Complimenti per l’articolo, grazie Lorenzo.
Grazie Carmelo, a presto!
Davvero illuminante, io sono titolare di una pizzeria per asporto in un piccolo paese di 2000 anime, questo articolo é più utile per situazioni più “macro” ma sono contento di constatare che senza intendermi di marketing sto seguendo la strada giusta dai cartoni e la divisa col marchio dell’azienda al non riempire di volantini i clienti ma preferire una pubblicitá tramite web, c’é ancora tanto da imparare ma siamo qui per questo! Davvero bell’articolo!
Grazie Manuel, lieto ti sia piaciuto.
Continua così, alla lunga è la soluzione ideale: studio, implementazione, migliorarsi sempre.
A presto!
Salve, parlo da utente e da pizzaiolo casalingo costretto dal peggioramento della qualità della pizza acquistata .
L’ articolo è indubbiamente encomiabile, ma purtroppo la stragrande maggioranza delle pizzerie d’asporto propone prodotti scadenti, poco digeribili, di scarsa qualità. Io mi faccio la pizza in casa e francamente trovo pochissime pizzerie che la facciano così buona.
Nulla di trascendentale, ma tanti piccoli dettagli importanti , imparati un pò alla volta , tra Internet, trial and error e consigli vari .
Partendo dalla mozzarella , prefriamo all’ infame “mattonella” la fiordilatte adeguatamente scolata; scartiamo la passata di lattina , preferendo quella di vero pomodoro che faccio fare al macellaio una volta all’ anno . Nelle pizzerie la cottura viene spesso fatta a forno aperto e pasta fina probabilmente per sveltire le operazioni; noi stiamo attenti ad aprire meno possibile . Ora non voglio affermare che la pizza debba essere solo e necessariamente un prodotto da gourmet, ma io francamente non sopporto le porcherie che si trovano in giro, e con un minimo di spesa si farebbero miracoli . Insomma, è giusto vendere, ma si deve proporre un prodotto che lasci soddisfatte le persone, o forse Grom ha fatto successo soltanto per le uniformi blu?
Ciao Derre, le problematiche che sollevi sono la conseguenza di ciò che genera le stesse problematiche che solleviamo nell’articolo.
Premetto che nel proseguo di questo commento generalizzerò, pertanto chi leggerà faccia lo sforzo di prendere il mio discorso con le pinze.
Il problema principale delle pizzerie d’asporto italiane è la mancanza di imprenditorialità del titolare.
E questa mancanza genera problematiche in ogni ambito: il prodotto è scadente “tanto il cliente non capisce niente e guarda solo al prezzo”, il servizio è pessimo “che c’ho mille cose a cui pensare non posso mettermi anche a pensare a questa” e il marketing non si fa “perchè è roba da grandi aziende o per chi non sa lavorare”.
L’attitudine alla base è sbagliata. Noi dobbiamo lottare per cambiare questa attitudine e questa mentalità.
Perchè se nella testa del pizzaiolo di turno scattasse la molla “Imprenditoria” tutto andrebbe a posto. Si inizierebbe ad aggiornarsi sul prodotto, a fare corsi di formazione, a lavorare sulla propria azienda (e non solo dentro di essa!) e a migliorarsi costantemente.
Ma fino a quando si cercherà di ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo, la situazione non potrà che rimanere immutata.
Parli di utopia. Mai visto un discorso che vuole essere cosi di impatto e allo stesso cosi generico. Non parli di niente. Se veramente avessi una pizzeria d’asporto ti renderesti conto che alcune cose che elenchi sono inutili per il reale sostentamento dalla tua attività. La mancanza di professionalità nel personale è il punto debole di qualsiasi attività in Italia. I Pizzaioli sono persone con la terza media che si credono al pari di un capo partita. Maneggiano due stronzate di ingredienti e vogliono 1800€ al mese. La gente da mettere in cassa non è capace neanche a staccarsi dalla tetta dei genitori figurati rispondere a un telefono in modo degno. Parla meno di stronzate e piu’ di cose reali. Questo è il mio consiglio.
Si vede che sei uno sicuro delle proprie idee. Talmente sicuro che nemmeno ti firmi. In italiano i personaggi come te li chiamo “vigliacchi” 🙂
In ogni modo, centinaia di persone hanno trovato utile e interessante l’articolo. Alcuni hanno applicato parte dei contenuti che hanno letto e la loro attività sta cambiando totalmente e in meglio.
Tu invece riesci a concentrarti sull’unico aspetto (il personale e la gestione) del quale non ho volutamente parlato perché non sono in grado di farlo (come ampiamente ripetuto lungo tutto l’articolo).
Insomma, oltre che vigliacco, neanche sai leggere. Buon lavoro.
Salve ” proprietario ” sono Mario titolare pizzaiolo laureato ..
Da quello che scrivi mi dai la sensazione che sei veramente un ” proprietario ”
Un bravo titolare studia si informa e di conseguenza fa formazione al proprio personale..
Se il personale non è preparato la colpa è solo del ” proprietario ” ! … Secondo me !
Saluti Mario .
Ciao Mario e grazie per il commento.
Sono un “proprietario” ma non di una pizzeria d’asporto. Tuttavia, trattando spesso anche attività che si occupano di delivery, sono arrivato a capire piuttosto bene come funzionano queste dinamiche 🙂
Su un aspetto sono d’accordo: che quando il personale non è preparato gran parte della colpa è del proprietario.
A presto e un saluto!
Ciao Lorenzo conplimenti per l’articolo! Fantastico…
Posso come si chiama il software per le chiamate? Grazie mille e complimenti ancora
Posso chiederti come si chiama?? Scusa l’errore
Ciao Stefano! Scrivi a giampaolo@ristoratoretop.com che sicuramente saprà aiutarti 🙂
A presto!
Ciao
Sono Antonello, ho una pizzeria d’asporto a Valencia
Trovo interessantissima la tua guida.
Mi consiglieresti qualcos’altro per approfondire il tema marketing per pizzerie d’asporto?
Un saluto e grazie ancora
Ciao Antonello!
Grazie per l’interesse.
Dopo la guida – pressoché completa – ti tocca passare al livello successivo e iniziare a studiare il corso “Le basi del Sistema RistoratoreTop”, pensato per ristoranti, ma i cui concetti sono semplicemente perfetti per le pizzerie d’asporto.
Altre risorse gratuite che valga la pena leggere… non ce ne sono.
Lo trovi qui: https://www.ristoratoretop.com/basi-del-sistema-ristoratore-top/
A presto!
Ciao Lorenzo,
Mi chiamo Federico e nella vita creo e gestisco campagne marketing sui social network per una famosa catena Steak house romana. Voglio farti i complimenti e ringraziarti per l’articolo. Mentre lo leggevo tutto d’un fiato mi veniva voglia di aprire una pizzeria solo per applicare le strategie da te suggerite. So bene quanto sia difficile la gestione delivery di qualsiasi prodotto, anche la Steak house dove lavoro si è dovuta rimboccare le maniche per far fronte ai problemi da te citati.
Spero di leggere presto tuoi contenuti!
Ciao Federico! E grazie per il commento.
Parliamo di problemi reali e concreti, come hai ben sottolineato.
In bocca al lupo per tutto e a presto!
In alcune cose mi trovo d’accordo ma sul discorso che dovremmo temere l’avanzata /concorrenza di queste catene assolutamente no poiché saranno anche organizzati sul fattore marketing dove noi evidentemente pecchiamo ma loro toppano in pieno sulla qualità e sul gusto, tu hai provato, ad esempio, la pizza di Domino’s? Beh, ti converrebbe
Ciao Alan, certo che l’ho provata.
Non è certamente la pizza della vita, negarlo sarebbe disonesto. Ma sarebbe disonesto pure dire che non ho trovato di peggio, in italianissime pizzerie gestite da italianissimi italiani.
Il punto, e lo dico a malincuore, è questo: nel mercato di oggi non vince chi ha il prodotto migliore, ma chi ha il business migliore.
E questo è vero anche per la pizza. Il mio articolo vuole sottolineare proprio ciò: non focalizzatevi SOLO sul prodotto, ma anche sul business. Altrimenti, chi lo fa, come Domino’s, vi spazzerà via senza troppi complimenti.
Buon lavoro e a presto.
Bellissimo articolo, oltre che illuminante è anche un quarto d’ora che mi sto sganasciando dalle risa.
Mi sto interessando in questo nuovo settore perché mio malgrado mi ritrovo in possesso di una pizzeria d’asporto a Milano, sequestrata per morosità al precedente proprietario che come “strategia di marketing” per incrementare i suoi guadagni aveva pensato bene di non pagare l’affitto.
Vorrei quindi cercare un nuovo conduttore/gestore cogliendo l’occasione per fare proprio qualcosa fuori dal gregge chiedendoti un tuo pensiero su un paio di mie ulteriori considerazioni:
1) Ogni innovazione proposta, concettualmente ineccepibile, deve anche proporzionarsi con i costi di investimento ed il tempo di ammortamento necessario che, se eccessivo, diventa scoraggiante se non persino antieconomico.
La pizzeria da asporto, così com’è intesa nell’immaginario collettivo, è una micro attività imprenditoriale di tipo artigianale che già subisce, per unità prodotta, un margine operativo bassissimo ma che non beneficia dell’effetto quantità tipico della produzione industriale.
Le idee devono far rima con portafoglio.
2) Vogliamo dire altre due parole sulla necessità di diversificare l’offerta?
Una sana attività imprenditoriale cerca di non puntare tutto il suo business su un unico prodotto, se per un qualunque motivo quel prodotto non viene più venduto l’attività chiude.
I listini delle pizzerie, più che una diversificazione del prodotto, propongono la “frantumazione” del prodotto, sempre la stessa pizza in 60 modi diversi!
Ora che li hai letti tutti ti è passata la fame!
Pensiamo invece alla ns. pizzeria con la sua pizza-da-asporto come lo street-food per antonomasia e, quindi, restiamo pure legati al ns. core business ma con la mente rivolta a tutti i possibili cibi-da-strada (parliamo come mangiamo!) che la ns. tradizione culinaria ci regala.
Proponiamo qualcosa di diverso per ogni pizzeria, è sufficiente che ogni imprenditore peschi dalle ricette regionali italiane che vanno dal sicilianissimo cartoccio di pesci fritti (il fish-and-chips inglese l’hanno inventato gli italiani!), alle olive ascolane, alla farinata di ceci ligure e chi più ne ha più ne metta, per potersi diversificare senza omologarsi alla pizza e kebab che, in Italia perché quello vero è diverso, viene fatto con tutti gli scarti animali pressati insieme (ve lo mangiate voi se volete!).
Grazie per il tuo pensiero.
Maurizio
illuminante ,
mi rendo conto che quasi tutti inciampiamo negli stessi errori ,
ma ora so’ come correggerli 🙂
grazie bell’articolo!
bell’articolo. molto carina la parte del gestionale per pizzeria 🙂
Ciao Lorenzo. Ho trovato il tuo articolo veramente interessante, vorrei sottoporre alla tua attenzione il caso del locale con cui collaboro da tempo e chiedere qualche consiglio su come migliorarci:
Ti scrivo da un piccolo centro di 15000 anime della provincia di Napoli, noi facciamo pizza e panini ed il nostro locale è già leader in paese nel segmento delivery grazie alla velocità dei nostri fattorini (al sabato sono addirittura 3), i nostri prodotti sono di qualità medio-alta, rispetto agli altri noi lavoriamo veloci come fulmini. Il nostro vero call business risulta essere la consegna a domicilio, ma ti parlo di segmento poiché il locale ha una sala interna di 50 posti e d’ estate anche una esterna di altri 100; inoltre molti clienti si recano in loco per acquistare d’ asporto. Ti lascio dunque immaginare in che caos ci ritroviamo a lavorare il sabato e la domenica. Durante la settimana lavoriamo pochissimo in sala e consegnamo a domicilio solo ai nostri clienti abituali affezionati. In che modo potremmo allargare il nostro business di consegne a casa sbaragliando in maniera definitiva la concorrenza? Come potremmo fare per espandere la rete di clienti nel comune limitrofo ? Ti parlo ovviamente di un territorio saturo al massimo di pizzerie e paninoteche….spero di aver stimolato il tuo ingegno e di non averti annoiato. Grazie in anticipo…
vieni a trovarci.. pizzeria tutti gusti di Verona.
forse vedrai come siamo più bravi delle catene americane.