Un’altra puntata, un altro falso mito. Oggi voglio parlarvi di una parabola molto famosa, così famosa che appare per la prima volta su nientepopodimeno che sull’Antico Testamento, nella prima versione in aramaico antico. Sto ovviamente scherzando.
Ma la parabola è vera, e l’ho chiamata “La parabola del ristoratore che ha perso il Magic Touch”. Ve la racconto.
Enzo, il protagonista di questa storia, è un ristoratore. Dopo diversi anni di gavetta nella ristorazione, dalla sala alla cucina, dagli acquisti alla gestione del personale, Enzo è bravo e sveglio e ha fatto carriera velocemente. Adesso è direttore, ma non gli basta. Lui vuole vedere realizzata la SUA idea. E ha ragione. Quindi decide di fare il grande passo e aprirsi il suo locale.
Fa un business plan, trova la location ideale. Lo vede già il locale, arredato, in tiro, pieno di gente. Si licenzia. Prende una piccola buonuscita. Va in banca e si indebita, perché ci crede.
Vi si dedica anima e corpo. Giorno e notte, lavora al suo progetto. Segue il cantiere, assume le persone, fa anche i volantini prima di aprire. Una volta aperto, lui è teso come una corda di violino, ha messo a posto tutti i dettagli, tutto è al suo posto. E si vede, perché l’inaugurazione va alla grandissima. Successo clamoroso. Sold out al botteghino. Applausi da critica e pubblico. Dopo qualche anno di vacche grasse, decide di replicare.
Apre un altro locale, altra insegna, altro nome, altro format. E va bene uguale, persino meglio. La voce inizia a girare. La gente lo riconosce per strada. Gli offrono caffè e aperitivi. Le banche lo cercano, i fornitori fanno carte false per lavorare con lui, potenziali collaboratori mandano curriculum, le agenzie immobiliari lo chiamano per ogni locale sfitto in città. Si sparge la voce in città che Enzo è un grande, è forte, è un mago dei locali! Ha il Magic Touch! Enzo ha il Magic Touch! Tutto quello che tocca diventa oro!
Il bello è che se ne convince pure lui, il nostro Enzo. Sulla cresta dell’onda, gli arriva una terza opportunità che lo strega, lo ammalia, lo fa innamorare! E decide che figurati, ho il Magic Touch, ce la farò! Apro anche quello, sono un drago. E lo apre, ma già dal cantiere c’è qualcosa che non va. Deve seguire tante cose e iniziano i ritardi. Poi iniziano le lamentele dei clienti sugli altri due locali. Dopo tanti casini apre, ma non fa il pienone com’è abituato. Uno dei suoi dipendenti storici lo molla e va a lavorare dalla concorrenza. Le cose iniziano a scricchiolare. Deve correre da un locale all’altro, tutto il giorno, tutti i giorni. Il suo problema diventa risolvere problemi. Urgenze, sempre più urgenze. Enzo smette di crescere.
Ha perso il Magic Touch?
È passato dalle stelle alle stalle?
È finito il sogno ed è iniziato l’incubo?
Sì, ma no.
Ma no. Ma no.
Sembra sempre che ci siano esseri infallibili, che tutto quello che toccano diventa oro. Dei Re Mida del ventunesimo secolo. Dei possessori del Magic Touch. Invece sapete cosa? La verità è che il Magic Touch non esiste. Non c’è. Credetemi, conosco migliaia di ristoratori, di successo e per niente di successo, e nessuno di loro ha il Magic Touch. Molti di loro pensano di averlo, tanti ne sono convinti, ma non è vero. Siam tutti esseri umani, con due gambe, due braccia, un cervello tra le orecchie, viscere e sangue.
Ma qualsiasi RistoratoreTOP, qualsiasi ristoratore di successo, chiunque sia diventato VERAMENTE grande ha una cosa molto più importante, molto più cruciale, molto più fondamentale.
E non è una “cosa”, è un qualcuno. Sapete chi è? È chi si sveglia la mattina per fare funzionare le cose.
Ve la ridico: è chi si sveglia la mattina per fare funzionare le cose.
Questo è tutto quello che conta. Chi si sveglia la mattina per fare funzionare le cose. Una persona ossessionata dal risolvere problemi. Che non ne fa passare una. Che di fronte alla mediocrità, al lassismo, all’arrendevolezza, si incazza. Proprio si arrabbia. E non la tollera. Chi risolve il problema, sia esso urgente, importante, urgente e importante, per niente urgente per niente importante. Chissenefrega: lui o lei risolve il problema. Non li tollera. Non si arrende. Va fino in fondo fintanto che non ha risolto il comportamento o la causa di quel problema e non ha cambiato la mentalità o la procedura che CAUSA quel problema.
Ora, quando avete un locale è tutto facile: perché ci siete VOI a svegliarvi la mattina. Ci siete VOI che fate tutto. Ci siete VOI che non tollerate i problemi e li risolvete. Ci siete VOI che fate gli shampoo ai collaboratori quando non performano, quando non corrono, quando si siedono. CI siete VOI che cambiate le lampadine, che chiamate il fornitore quando consegna in ritardo o non consegna, ci siete VOI che tinteggiate, sistemate il giardino, la fioriera, il forno, il filetto di foca monaca dentro la padella di ferro eccettera.
Quando ne avete due, di locali? Ce la potete fare, basta solo che lavoriate di più. Doppi shampoo ai collaboratori. Doppie tinteggiature alle pareti. Doppio giardinaggio eccetera. Doppie incazzature. Doppio stress.
Quando ne avete tre? Quando ne avete tre, cinque, dieci, venti, dipende ovviamente dal vostro grado di sopportazione, è lì che iniziano i problemi.
Perché è vero, chi fa per sé fa per tre, ma fa una fatica boia.
La morale è semplice giovani e meno giovani: quando volete crescere, dovete strutturarvi. Noi siamo passati da 2 persone a 40 nel giro di qualche anno. E sapete perché? Perché dove volevamo arrivare non ci saremmo MAI potuti arrivare da soli. Fine. Tanto semplice quanto lapalissiano.
Ma nel caso di un ristorante, di locali, non si tratta SOLO di assumere operativi, cuochi, camerieri, amministrativi, braccia e gambe che si muovono. Si tratta anche di assumere occhi e teste che controllano, dirigono, aggiustano, sistemano, fanno crescere.
Ad un certo punto, dovete dedicarvi alla testa dell’azienda: ti servono persone che si svegliano la mattina per far funzionare le cose. Fai finta di essere un grande imprenditore a capo di una grande azienda e domandati: chi vorrei nel mio quartier generale dei sogni?
Ti servono persone che si lanciano nel fuoco al posto tuo. Che non si accontentano che le cose funzionano. Le vogliono fare funzionare bene. Gente che si sveglia la mattina e ci crede quanto voi. Forse di più.
Come si trovano queste persone? È difficile ragazzi e ragazzi, è molto difficile. E quando le trovate, bisogna che ve le tenete strette.
Io non ho la formula magica per trovarle. Ma voglio darvi qualche feedback a riguardo, perché nelle nostre aziende le abbiamo trovate.
Parto dalle banalità, te ne dico 3.
La prima banalità è che vi servono dei professionisti. Non degli “yes man”, ma gente con la testa attaccata al collo, che pensano e che spaccano. Non teste di legno. Non gente che vuole il pesce, ma vuole la canna da pesca.
La seconda banalità è che li dovete pagare bene. E per farlo vi servono soldi. So che è banale, scontato, eccetera, ma bisogna che li paghiate bene. Basta fare i braccini. Non esiste la persona che si getta nel fuoco al posto vostro, che si prende responsabilità, che è brava, fidata, responsabile e che viene pagata come un operaio della Fiat negli anni 70. Dai, facciamo i seri.
La terza banalità è che devono poter crescere. Non soltanto in termini monetari, ma in termini di esperienza, ruolo, mansione, responsabilità. C’è gente che rifugge le responsabilità e i doveri, c’è gente che GODE nell’averle. Devi cercare le seconde.
Detto questo, come si trovano? Beh, ho una bella notizia e una brutta.
Quella bella è che quello che vedo più frequentemente è che fino ad un certo punto, “ve li dovete crescere da piccoli”.
Si tenderebbe a pensare: vabbè Lorenzo che ci vuole, faccio un annuncio e lo metto in giro, prima o poi qualcuno di capace arriva.
Vero, e anzi, ad un certo punto DEVI fare così. Quando diventi veramente grande, però. Non quando hai tre locali. Il problema è che spesso e volentieri quelli bravi davvero, che potrebbero davvero fare la differenza per voi, o sono già occupati o non verrebbero mai a lavorare per voi perché non avete abbastanza soldi, credibilità, autorevolezza e brand per “strapparli” alla concorrenza.
Ecco perché io credo che voi dobbiate “crescerli da piccoli”. Si prende una persona volenterosa, capace, con voglia di crescere e semplicemente le si permette di crescere. Le si dà responsabilità. La si fa crescere davvero.
La brutta notizia è che dipende tutto da te e dalla tua azienda. Uno che profuma non va in un’azienda che puzza. Uno che sogna non va in un’azienda che sonnecchia. Un campione non va in un’azienda di panchinari. Triste, ma vero.
Quindi, guardatevi attorno e fatevi un esame di coscienza, vero. Se non avete ancora trovato quella persona, ci sono tre possibilità (ce ne sono di più, ma ne tratto tre):
- Non siete sufficientemente attrattivi. Magari non avete buone capacità di leadership. Magari siete sempre dietro a lamentarvi, darvi addosso, parlare di sfighe e in generale non prendervi responsabilità. Siore, siori ho un annuncio da fare: il simile attrae il simile. Se vi lamentate, attrarrete lamentosi. Se perdete, attrarrete perdenti. Mi spiace essere così brutale, non voglio infilare il dito nella piaga, semplicemente darvi la possibilità di riflettere. Se questo è il vostro caso, cambiate. Iniziate un percorso di cambiamento. Si può cambiare e si deve! Guardate io ho seguito personalmente centinaia di voi. Ho parlato con voi. E di solito sin dai primi 10 minuti di chiacchiere ho capito se ho a che fare con un perdente o con un vincente. Scusate se uso queste parole così forti, ma non sono così forti come potrebbero sembrare, quindi voglio definire il significato di ciò che intendo. Per perdente intendo una persona destinata a perdere. Per vincente intendo uno destinato a vincere. Quando siete lamentosi, negativi, arrendevoli, finirete per perdere. Scritto nelle stelle. E non è una questione di karma, è una questione logica: se vedete tutto nero, sarete contenti quando lo diventerà, tutto nero. Se, al contrario, vedete bianco, lucente, luminoso, sarete felici solo quando sarà così. Quando siete positivi, fermi, assertivi, siete destinati a vincere. Non datemi ragione, pensateci.
- Avete aspettative irrealistiche e non riuscite a vedere ciò che avete sotto agli occhi. A volte, avete già quelle persone in azienda, semplicemente vi aspettate da loro cose che non gli avete insegnato, cose che non sanno fare (il classico caso dove si chiede ad un pesce di arrampicarsi su un albero come ad una scimmia) oppure che è impossibile che possano fare perché sono azioni che compirebbe una divinità, non una persona. Io ho visto persone e collaboratori letteralmente FIORIRE quando responsabilizzati. Così come ne ho visti altri MARCIRE e MORIRE sotto il peso delle responsabilità. Ma il rischio di capire se quella persona è giusta o sbagliata ve lo dovete assumere voi, come imprenditori. E dovete avere la centratura, l’equilibrio e mettere da parte l’ego per farlo. Perché non è facile.
- Siete sfortunati o non è ancora arrivato il vostro momento. C’è anche questa ipotesi. Il momento giusto arriva per tutti ma occorre saperlo cogliere.
Quindi, chiudendo, lasciate perdere il Magic Touch, non esiste. Pensate a trovare, formare, far crescere quelle persone che si svegliano la mattina, come voi, per fare funzionare le cose.
Non ve ne pentirete.